Camilleri, scomparso a luglio dello scorso anno, torna in libreria con “Riccardino”. L’ultimo romanzo del Commissario Montalbano, il saluto letterario dello scrittore.
L’inizio del mese di luglio porterà a sancire un anno esatto trascorso dalla morte di Andrea Camilleri. Scrittore, sceneggiatore, icona della letteratura e uno dei maggiori intellettuali del nostro tempo. Il tempo, proprio di questo parla l’ultimo suo romanzo: “Riccardino”, pronto per allietare un’ultima volta l’estate di moltissimi che con il Commissario Montalbano ci sono cresciuti da oltre 20 anni.
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Un personaggio che resisterà al di là del tempo, appunto, che ritorna con corsi e ricorsi storici. Una creatura letteraria così efficace da bucare lo schermo anche in televisione, al punto che ogni replica di ciascun episodio fa ancora ascolti da record: in molti l’hanno paragonato – per successo ed omogeneità – ad una partita della Nazionale. Montalbano accomuna tutti: è come la bandiera dell’Italia fuori al balcone. Dai balconi di Vigata, non a caso, comincia l’ultima avventura del Commissario più famoso del nostro Paese. Stavolta lo scrittore, quasi come se si sentisse di essere arrivato quasi alla fine dei suoi giorni – consapevolezza invidiabile che ha affrontato con una lucidità disarmante riscontrabile anche all’interno del suo ultimo lavoro teatrale “Conversazione su Tiresia” –, instaura un dialogo perenne con uno dei suoi protagonisti letterari più riusciti dando vita ad una sorta di sfogo privato che diviene pubblico.
Potremmo chiamarlo testamento letterario, ma “Riccardino” – edito da Sellerio – non è altro che l’uscita di scena di uno dei principali esponenti editoriali e letterari del nostro Paese. Un uomo che, con la penna in mano, ha raggiunto l’immortalità artistica e un successo (almeno quello) senza tempo. Così Camilleri e Montalbano si fondono in un unicum per consegnare alla storia l’ultimo afflato di un’armonia meravigliosa che continuerà ad esistere riproponendosi ciclicamente attraverso un’emozione, una sensazione, un odore, un atteggiamento: ci accompagneranno nella nostra di esistenza, come fari puntati nella notte ad indicarci la via senza falsi moralismi né mezze misure, con quella dignità linguistica dialettale che soltanto i grandi possono permettersi di elevare a poesia.
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La prosa del proprio animo, l’ultimo capitolo di Montalbano può riassumersi così: il saluto di un uomo reso grande da tutti coloro che lo hanno accompagnato e valorizzato, fin quando è stato possibile, e continueranno a farlo – malgrado tutto – con ogni mezzo e in ogni modo spendibile. Perchè il talento resta il più prezioso e inaspettato dei doni.
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