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Roma: traffico illegale di abiti usati dei cassonetti gialli

Smantellato traffico illegale di abiti usati dei cassonetti gialli. Un’indagine condotta per oltre due anni dalla Squadra Mobile di Roma e dalla Polizia Provinciale ha fatto emergere un traffico illegale di abiti usati, raccolti nei famosi secchioni gialli, rivenduti in Africa e nei Paesi dell’est Europa.

Nella maxi operazione che ha portato a 13 arresti e 4 indagati è stato documentato tutto il percorso effettuato dagli abiti usati che erano spediti tramite container dai porti di Civitavecchia e Salerno.

Traffico illegale di abiti usati

Si tratta di un traffico illegale di circa 3mila tonnellate l’anno di indumenti. Solo nel 2012 furono spediti ben 184 containers.
Oltre al traffico illegale, le persone coinvolte avrebbero violato anche le normative sulla tutela ambientale e sullo smaltimento dei rifiuti speciali verso la Tunisia, in quanto è emerso che avrebbero saltato le procedure di igienizzazione. Infatti, dalle indagini, gli investigatori avrebbero accertato che il materiale era provvisto di bolle di accompagnamento false sulla igienizzazione e sarebbe stato fatturato solo in parte.

Traffico illegale di abiti usati e Mafia Capitale

L’operazione della Direzione distrettuale antimafia e della squadra mobile ha però portato di nuovo in primo piano il ruolo di un personaggio già noto, il cui nome risulta tra gli arrestati del caso Mafia Capitale. Ovvero, l’organizzazione di stampo mafioso che gestiva gli appalti nella capitale che ha coinvolto anche alcune esponenti politici.
Emerge che Salvatore Buzzi, titolare della Cooperativa 29 giugno, coinvolta nelle indagini di Mafia Capitale, avrebbe avuto un ruolo anche nell’attività illecita delle cooperative che spedivano gli abiti usati nel Nord Africa.

Buzzi e boss della camorra

La titolare dell’inchiesta, il gip Simonetta D’Alessandro nell’ordinanza ha sottolineato che “è Buzzi che organizza i bandi e distribuisce il lavoro alle finte onlus interfaccia della camorra; è Buzzi, quindi, che manovra una massa di soggetti destinatari – suo tramite – di introiti fissi, e, nel caso del traffico dei rifiuti tessili, strumentali alla gestione di affari di insospettata dimensione internazionale”.
Nel giro d’affari, tra Lazio, Abruzzo e Campania sarebbe coinvolto anche un boss della camorra, Pietro Cozzolino, appartenente all’omonimo clan che opera nelle zone di Portici ed Ercolano, in provincia di Napoli.

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