Secondo questa ricerca, il tempo passato guardando la tv è associato a una riduzione dell’aspettativa paragonabile a quella legata ai principali fattori di rischio per malattie croniche, come ad esempio l’inattività fisica e l’obesità. Questo, dicono gli scienziati australiani, non vale solo per la realtà australiana. Gli effetti della tv negli altri Paesi mondiali sviluppati sono comparabili, assicurano gli studiosi australiani, considerando che le ore passate davanti al piccolo schermo sono in media simili. Infatti, i dati che riguardano Regno Unito, ad esempio, dicono che gli Inglesi in media passano quattro ore al giorno in compagnia della tv, mentre negli USA si arriva a cinque ore. E quanto riguarda l’Italia, invece, secondo il rapporto Eurispes dello stesso anno (2008), l’8 % degli italiani trascorre più di quattro ore guardando la televisione.
Non sono solo gli australiani che si sono occupati degli effetti che la televisione ha sulla nostra salute. All’inizio di quest’anno gli scienziati cinesi hanno pubblicato uno studio che aveva dimostrato che la tv aumenta il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2 e malattie cardiache. Se passiamo due ore davanti alla tv al giorno, il rischio che ci ammaliamo aumenta del 20%, sostengono loro. Inoltre, un altro studio, sempre cinese, pubblicato sulla rivista medica “Lancet” sostiene che guardare la televisione andrebbe considerato rischioso esattamente quanto fumare, ingrassare e non fare sport. La ricerca, firmata da Chi-Pang Wen dei National Health Research Institutes di Taiwan, e Jackson Pui Man Wai della National Taiwan Sport University, ha analizzato i dati raccolti su oltre 416 mila persone che avevano partecipato a un programma medico di screening fra il 1996 e il 2008. Rispetto a chi non svolgeva alcuna attività fisica, le persone che facevano anche poco esercizio (92 minuti a settimana, circa un quarto d’ora al giorno) avevano un rischio di morte prematura del 14% inferiore e una probabilità di morire di cancro minore del 10%, con un’aspettativa di vita di tre anni più lunga.
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