Il percorso scolastico è mutato nel corso degli anni e da una società contadina con un elevato tasso di analfabetismo si è giunti a molte conquiste con il sistema dell’educazione obbligatoria.
Tuttavia, l’aspirazione ad una emancipazione sociale e intellettuale dal punto di vista lavorativo e professionale conseguente ad un percorso di studi ha portato nel XXI secolo non solo ad una carenza della monovalenza, per cui molti lavori adesso sono svolti dai migranti, ma anche a discriminazioni dei generi per cui le donne continuano a scegliere percorsi di studi più classici e scartando quelli che portano a professioni come ingegnere, tecnico delle costruzioni, programmatore o esperto informatico che nel Belpaese resta ancora una cosa da uomini.
Infatti, secondo uno studio promosso dall‘Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppoin Europa (Ocse) che si è basato su dati dei test Pisa, solo il 5% delle adolescenti di quindici anni si aspetta di lavorare in uno di questi ambiti nel futuro, mentre tra i maschi la percentuale supera il 20%.
Una differenza ancora più marcata se viene esaminato il campo di studi scelto per la formazione universitaria. Da a un campione di persone analizzate, su skill e competenze degli adulti, solo l’1% le donne hanno seguito studi di ingegneria, meccanica o costruzioni, mentre per gli uomini la quota si avvicina al 25%.
Inoltre, resta molto ampio il divario tra maschi e femmine in materia di orientamento: la percentuale di ragazzi che hanno seguito un corso di orientamento universitario o professionale è di quasi 25 punti superiore che tra le ragazze, il gap più ampio tra tutti i Paesi Ocse.