Ci sono alcune imprese eroiche che restano sepolte per anni, forse decenni. Storie di cui sono state protagoniste persone comuni spinte da un nobile sentimento, quello dell’amore, più forte delle paure, che non teme di sfidare rischi che portano alla morte.
L’Olocaust, di cui lo scorso 27 gennaio, si è celebrato come ogni anno la Commemorazione per non dimenticare le atrocità dello sterminio nazista, è forse l’episodio più buio della civiltà occidentale, la follia di una società di massa che portò ad un genocidio di massa, ideato, organizzato e messo in pratica come un’industria.
Furono sterminate oltre 6 milioni di persone, tra le quali più di un milione e mezzo di bambini che in alcuni casi sono stati anche vittime di sperimenti condotti da medici senza scrupoli che testavano virus su piccole creature oppure conducevano test sulla genetica, per cui erano molto ricercati i gemelli o bambini con ritardi o deformazioni fisiche.
Atrocità dello sterminio nazista
Storie di atrocità vissute che stanno scomparendo lentamente con i sopravvissuti, unici testimoni dei campi di deportazione e di sterminio come tra i più noti Auschwitz e Chełmno in Polonia o il campo di Bergen-Belsen in Germania. Una memoria comune che è stata narrata anche attraverso filmati e documentari con scene riprese dalle truppe inglesi e russe che hanno liberato i campi.
Ci sono voluti molti anni affinché i sopravvissuti raccontassero quello che avevano subito nelle deportazioni: dal trauma della promulgazione delle legge razziali che limitava i diritti degli ebrei, a quello della deportazione su treni merci, dove milioni di persone sono state caricate come bestie, fino all’orrore della selezione. Ma anche la separazione dalle persone care e la non-vita nei campi di lavoro e di sterminio dove vivevano al fianco di corpi in putrefazione e ciminiere nelle quali venivano bruciati i corpi di chi periva per la fame, il freddo oppure nelle camere a gas: “Lo vedi quel fumo che esce? I tuoi genitori sono là”, si sentivo dire i bambini nei campi, separati dai loro genitori.
669 bambini salvati da Sir Nicholas Winton
La storia testimonia anche imprese straordinarie di umanità e solidarietà. In ultima, quella di un uomo Sir Nicholas Winton che non ha mai raccontato la sua gesta eroica con la quale contribuì tra il 1938 e il 1939 a salvare 669 bambini ebrei cecoslovacchi, grazie ad una operazione di salvataggio per trasferirli in Inghilterra. Winton, figlio di genitori ebrei tedeschi emigrati nel Regno Unito, lavorava come broker alla Borsa di Maidenhead, nel Berkshire e fu interpellato da un amico, Martin Blake, impegnato in operazioni di salvataggio di rifugiati ed ebrei a Praga. Winton tornando in Inghilterra si dedicò a trovare finanziamenti e famiglie disponibili ad accogliere i bambini.
E’ stata la moglie di Sir Winton a scoprire quanto aveva fatto il marito, trovando, nel 1988, un quaderno con all’interno riportati i nomi dei bambini e ritagli che documentavano i salvataggi.
La donna ha rintracciato di nascosto tutti quei bambini i quali, dopo 60 anni, sono riusciti a dire “grazie” all’uomo che aveva salvato la loro vita, in una cerimonia dedicata alla Memoria che si è svolta in Inghilterra, nel 1988, negli studios della BBC (appresso vi proponiamo il video) all’insaputa di Sir Winton.
“Non avrei dovuto vivere così a lungo per dare la possibilità alle persone di ingigantire quello che ho fatto. Ho avuto la fortuna di trovarmi al posto giusto nel momento giusto e così ho potuto aiutare ad ostacolare le cose orribili che stavano accadendo”, ha dichiarato Sir Winton durante la cerimonia.
L’eroe è stato ricompensato con la più alta onorificenza della Repubblica Ceca, l’Ordine del Leone bianco che gli è stato conferito a Praga dal presidente della Repubblica, Milos Zeman.
Da allora, ogni anno, alla veneranda età di 105 anni, Sir Winton è ancora vivo e nell’arco degli ultimi decenni, nel giorno della Memoria, ha continuato ad incontrare quei bambini, ormai adulti, che ha salvato.
Da questa storia è stato tratto un film-documentario uscito nel 2011, intitolato “Nicky’s Family” e diretto da Matej Mináč. Secondo le stime, i discendenti dei “bambini di Winton” sarebbero circa 5.000 persone.
L’incontro di Sir Winston con i bambini sopravvissuti