Una+donna+negli+States
chedonnait
/una-donna-negli-states-6/amp/

Una donna negli States

Sesta puntata: Americans friendly

 

Sono un’ottimista di natura, una positiva. Credo sempre nella buona fede delle persone, fino a farmi etichettare come ingenua (sarà una conseguenza della vita di provincia?). Credo che nelle persone ci sia sempre del buono, o almeno così mi ha sempre detto la mamma! E ora che sono qui negli States ci credo sempre di più.

Non avete idea di quanto sia stata piacevolmente sorpresa dalla generosa ospitalità degli americani. Sarà anche vero che vivo in uno di quei quartieri da despereate housewives (villette in serie, giardino che affaccia sulla strada principale..), ma l’idea di conoscere tutto il vicinato e che tutti sappiano che al n°14 si è appena trasferita una coppia di italiani, mi fa sentire come in un paese, quindi a casa.

I primi giorni nel nuovo appartamento, causa neve e sistemazione pacchi e scatoloni, sono trascorsi avvitando e martellando (e imprecando) sui mobili Ikea… E come nei film, uno ad uno, i vicini hanno suonato alla porta dandoci il benvenuto, chi con una pianta, chi con dei cookies o banana-bread, chi con una bottiglia di vino rosso italiano. Poi sono arrivati Bob, Don, e Steve, i vicini ultrasessantenni in pensione, che hanno offerto il loro aiuto per montare i mobili… All’inizio ho rifiutato la gentile proposta ringraziandoli, mi dicevo “ma cosa ne sapranno loro di mobili ikea?”, poi mi han detto che prima del pensionamento lavoravano rispettivamente come falegname, meccanico e ingegnere… Bhè, quale trio migliore per montare l’ultimo difficilissimo pezzo d’arredamento del nostro salotto? ‘L’altare della tv’ come l’ho ribattezzato personalmente per dimensioni (ospita un 47 pollici, degno delle misure XL degli States!) e per numero di viti e ore di lavoro! Se mai dovessimo cambiare casa, per carità, quel mobile resta qui (a meno che Steve Bob e Don non ci aiutino a traslocare!). 
Ho pensato che una lasagna italiana alla fine del loro lavoro sarebbe stata una ricompensa più che gradita e ho organizzato una cena di ringraziamento con rispettive mogli ed è stata uno spasso! Il vino (rigorosamente italiano) ha aiutato a scaldare l’atmosfera e la reputazione culinaria dell’Italia nel mondo e’ ancora intatta grazie alle mie lasagne (di cui tutto il vicinato ha voluto la ricetta il giorno dopo!) e noi, con un po’ di meraviglia, dopo una settimana negli States, sebbene ultrasessantenni, avevamo già degli amici!

Ma non è poi così strano, se in America cammini in un parco o per strada, o sei al supermercato o in un negozio, non c’è nulla di più facile che cominciare una conversazione con uno sconosciuto, su qualsiasi soggetto: sul tempo, se nevica o c’è il sole, su quanto si e stanchi o in forma oggi, sul costo dei fagiolini… puoi fare qualsiasi domanda, e riceverai più di una risposta!
Se incroci lo sguardo di qualcuno e inevitabile dirsi “hello” e farsi un sorriso. Con chiunque! 
La cassiera di qualsiasi negozio scambia sempre due chiacchiere con te, se per strada ti pieghi per allacciarti le scarpe qualcuno si ferma e ti domanda se ti serve aiuto. Se ti vedono con una cartina o che cerchi di capire perché non funziona il GPS, ti chiedono se ti sei perso. 
Una sera in macchina abbiamo preso una buca enorme per strada e ci siamo fermati per vedere se avevamo avuto danni: ci siamo fermati solo due secondi, il tempo materiale di vedere se la gomma c’era ancora o no, e subito una macchina si è avvicinata per chiedere se era tutto posto. 
Gli americani vogliono sempre aiutarti, come se avessero la missione di fare del mondo un posto migliore.
Ovunque vai ti senti accolto, e quando qualcuno si presenta o ti saluta, l’abbraccio e immancabile: e io che credevo che gli italiani fossero calorosi grazie all’abitudine dei due baci quando ci si incontra!
E se l’autobus non fa la sua sosta alla fermata perché non prende passeggeri c’e scritto un bel SORRY. E secondo me è un sincero dispiacere.

Scusate se mi stupisco, ma neanche in paese ho mai sperimentato tanta gentilezza. 
Certo, è vero che la paura della solitudine in terra straniera ci mette lo zampino. In Italia scorgendo anche solo il pericolo di essere vittima di una graziosa nonnetta attacca bottone alla fermata dell’autobus, prendere l’ascensore con il coinquilino logorroico o dover rispondere alle richieste di un automobilista in panne o semplicemente sperduto, avrei cambiato direzione se non tragitto e meta!
Ma qui sembra tutto diverso, gli americani sono un popolo gentile e positivo di natura. Sorridente e disponibile, aperto e affabile, spontaneo e generoso. 
Sarà che se scavi bene nell’albero genealogico del vicino scopri che qualche gene è italiano (tendenzialmente del sud), ma stavolta penso di aver trovato qualcosa del mondo USA che mi piacerebbe adottare: un bel sorriso sulle labbra qualsiasi cosa accada o qualsiasi persona io possa incrociare. Dare un’informazione anche se non e stata chiesta e scambiare una parola con chi magari non lo da a vedere ma si sente solo e ha voglia di chiacchierare. 
E al prossimo che si trasferisce nel nostro vicinato aiutarlo a scaricare gli scatoloni e, perché no? Dargli una mano a montare quei maledettissimi mobili ikea!

Published by