Stefano Sollima tona a dirigere una serie su Sky. “ZeroZeroZero”, tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, scandaglia le rotte del narcotraffico attraverso tre continenti.
Stefano Sollima torna a dirigere una serie tv su Sky. Dai tempi di “Gomorra” e “Romanzo Criminale” le cose sono cambiate: il regista italiano ha contestualizzato il cinema di genere, dandogli una dimensione nuova, molto più dinamica e ampia rispetto al passato. Uno dei primi a non concepire la criminalità come qualcosa di circoscritto, che nasce, cresce e muore in un posto, ma come un meccanismo evolutivo che si propaga a seconda dei caratteri di una storia.
Sollima, negli anni, con realismo e crudezza, ci ha condotto negli anfratti più bui dell’azione sbattendoci in faccia mostri da prima pagina senza sconti: nei suoi lavori traspare sempre la realtà senza il minimo filtro, un libro aperto che prende vita dietro la macchina da presa. L’ennesima indagine su qualcosa che si conosce, ma non è mai stato approfondito a dovere – perlomeno in Italia – nella Settima Arte.
Con Sollima cinema e fiction si fondono in un unicum. “Romanzo Criminale” e “Gomorra” sono serviti da apripista, poi c’è stato il grande schermo: “Acab” e “Suburra”, che l’hanno portato sino in America dove ha compiuto il suo personalissimo canto del cigno. Il cavallo di battaglia che ha portato ad un nuovo viatico nel settore di cinema e serie tv. “Soldado”, uscito nel 2018, segna l’approdo dell’italiano in America dove corrobora i meccanismi delle grandi produzioni. Il regista, in quel contesto, è molto simile a un direttore d’orchestra che veglia sull’operato di altri colleghi (che curano la direzione di parti filmiche insieme a lui) per riproporre una macro-idea generale.
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Il cinema diventa, anche per gli italiani, un romanzo di formazione: se questo avveniva già per le commedie e i drammi, ci ha messo un po’ a maturare nell’action poiché spesso si tendeva a separare l’azione dal pathos. In “Soldado”, invece, troviamo entrambi gli aspetti.
La scelleratezza umana è un tarlo nella testa e Sollima entra, piano piano, con la delicatezza e la curiosità di un indagatore nella mente del serial killer la cui arma principale è la strategia e la suggestione rispetto alla coercizione del potere. Non vi è mai il fascino del male, quello resta una conseguenza: si rimane affascinati dal potere e dalla sottomissione. O si mangia, oppure si viene mangiati.
Sollima, anche con “ZeroZeroZero”, vuole provare a dimostrare proprio questo: la malvagità ha determinate sfumature, il regista cerca di entrare proprio in quelle con l’ausilio dell’omonimo romanzo di Roberto Saviano che, però, è solo un punto di partenza e non una ‘tela’ da riproporre: “All’inizio lo abbiamo bombardato di domande, chiedendogli magari da dove era partito, spunti per proseguire un’inchiesta che poi abbiamo portato avanti noi”. Il libro, dunque, è solo un sentiero utile per incamminarsi verso un’avventura diversa: arricchita di maggiori consapevolezze e qualche azzardo che condurrà lo spettatore alle radici del narcotraffico per poi arrivare all’evoluzione e alla stabilizzazione di una piaga sociale che muove il mondo.
“Quello che noi abbiamo iniziato a fare con Romanzo Criminale, poi Gomorra e Suburra, noi giriamo dove la serie è ambientata e che ZeroZeroZero non lo avremmo fatto in modo diversi, nonostante le difficoltà logistiche”, spiega Sollima che anche stavolta ci fa respirare da molto vicino l’aria viziata del compromesso e la giungla che si cela attorno alle mappe tracciate dalla cocaina. Una perenne nevicata bianca che raffredda corpi, anime ed equilibri pronti ad esplodere nella follia incontrastata di chi manovra i fili.
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Sollima e Sky – dal 14 febbraio – ci portano, nuovamente, nella stanza dei bottoni attraversando luoghi in lungo e in largo per far capire quanto, in realtà, quel che sembra altro da noi potrebbe coinvolgerci più di quanto credessimo. Come comunità, come esseri umani, come pedine inconsapevoli di un meccanismo dipendente che non accenna ad arrestarsi e trova linfa dalla vera e unica sostanza stupefacente in grado di colpire chiunque: il compromesso, ovvero l’anticamera della disumanità.
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